IL DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE – INCONTRO CON LA SCUOLA

locandina Male di mieleIn data 19 gennaio 2013 le classi prime, seconde e terze del Liceo Golgi di Breno hanno organizzato una mattinata per l’approfondimento della tematica riguardante il disturbo del comportamento alimentare. Inizialmente è stato proiettato il film “Male di miele” film del 2010 diretto da Marco Pozzi, che racconta la storia di Sara, una ragazza di quindici anni affetta da un disturbo del comportamento alimentare. Il film racconta la parte centrale della malattia, probabilmente perché l’esordio non è semplice né chiaro in questo tipo di patologia, come non è facile trarne una sola conclusione, data la complessità del disturbo. Al termine della proiezione, dopo alcune informazioni circa il disturbo del comportamento alimentare fornite dalla dr.ssa Elena Massari, psicologa-psicoterapeuta che lavora presso il Centro Cura Bulimia dell’ASL Vallecamonica Sebino, i ragazzi sono intervenuti dimostrando intelligenza, curiosità e profondità psicologica.

Di seguito si riportano le domande degli studenti e le risposte fornite dalla dr.ssa Massari:

D: Che differenza c’è tra anoressia e bulimia?                   
R: L’elemento che permette di differenziare i due disturbi del comportamento alimentare è il peso corporeo. Nel caso di anoressia nervosa la paziente deve essere sottopeso, avere quindi un indice di massa corporea (IMC=peso/ altezza²) inferiore a 17.5, mentre nel caso di bulimia nervosa la paziente è generalmente di peso normale (IMC= 20 – 25), alcune pazienti sono lievemente sottopeso, pochissime hanno una condizione di obesità. È possibile, se non probabile, che le altre caratteristiche accomunino i due tipi di disturbi del comportamento alimentare (ad esempio le abbuffate, il vomito auto-indotto ecc.). Le ultime ricerche tendono a non differenziare più in tre categorie i disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo del comportamento alimentare non altrimenti specificato), perché nella pratica clinica si vede che i tre tipi di disturbi condividono la maggior parte delle caratteristiche cliniche.

D: Quanto l’attività fisica può incidere nello sviluppare il disturbo del comportamento alimentare?
R: Gli sport come la danza o la ginnastica artistica e gli sport agonistici sono categorie che possono essere fattori di rischio per lo sviluppo del disturbo del comportamento alimentare, ma che da sole non bastano. Devono essere presenti più fattori di rischio per fare in modo che la persona sviluppi un disturbo del comportamento alimentare.

D: Quali sono i danni fisici causati dal disturbo del comportamento alimentare?
R: Lo squilibrio elettrolitico è uno degli effetti fisiologici di chi utilizza il vomito autoindotto, che può causare irregolarità nel battito cardiaco. Il vomito ripetuto per un lungo periodo di tempo danneggia i denti, erodendone lo smalto. L’abuso di lassativi e di diuretici, come il vomito autoindotto, produce molti squilibri di liquidi ed elettroliti. Alcuni lassativi, quando presi con dosi elevate e per molto tempo, producono danni permanenti alle pareti dell’intestino. In genere, comunque, gli effetti negativi sono reversibili.

D: Perché il film non ha un finale?
R: Il film non ha un finale come non ha un inizio. Non si vede la fase chiamata “Luna di miele” che la persona vive all’inizio del disturbo del comportamento alimentare, quando riesce a restringere l’alimentazione, ad imporsi delle regole alimentari e a seguirle, quando sembra che il corpo risponda a delle leggi che impone il soggetto e quindi inizia a perdere peso. Sara è già oltre questa fase, è nel momento in cui, essendosi imposta regole talmente ferree, non riesce a seguirle e cede alle abbuffate. Sara è nel circolo vizioso legato alla restrizione, che porta all’abbuffata, che porta ai metodi di compenso (vomito ed esercizio fisico nel suo caso) per poi ritornare ancora alla restrizione. Sara si preoccupa di farsi il bagno nell’acqua piena di ghiaccio per produrre calore, così da perdere 200 Kcal, non rendendosi conto che con le abbuffate le recupera tutte con gli interessi. Sara non si accorge che vomitando non elimina tutte le calorie, ma solo una parte, circa la metà, e che quindi le converrebbe mangiare in modo equilibrato a parità di calorie. Non c’è un finale perché tanto è facile cadere nel disturbo del comportamento alimentare, quanto è difficile uscirne. La parte più difficile è la presa di coscienza del disturbo, è la volontà di cambiare. Ma non ci può essere un solo finale, perché dipende dalla persona, dipende da quanto vuole cambiare e da quanto è forte la paura di recuperare il peso.

D: Come si può aiutare una persona se si vede che ha questo problema?
R: Cercando di aiutarla a parlare. Se non ammette di avere un problema alimentare è importante starle vicino per farle capire qual è il suo malessere, che viene nascosto dal disturbo del comportamento alimentare. Aiutarla a prendere coscienza del problema è fondamentale per poi farle prendere contatto con uno specialista. Non si deve forzare a mangiare, ma capire che per lei è molto difficile, non lo fa apposta, non è un capriccio. Questo avviene quando ci si sente la responsabilità del problema. Ma l’unica responsabilità vostra è quella di esserle vicine e volerle bene, senza sobbarcarvi la responsabilità di risolvere il problema. Già riuscire a convincerla a parlare con uno specialista sarebbe un grande aiuto.

bulimiaD: Quanto dura il trattamento?
R: Il trattamento che attuiamo presso il nostro ambulatorio, la psicoterapia cognitivocomportamentale, si svolge in 20 sedute di 20 settimane per chi è normopeso o sovrappeso, mentre 40 sedute in 40 settimane se la persona è sottopeso.

D: Perché il peso di Sara oscilla?
R: Perché per quanto una persona faccia i calcoli delle calorie o utilizzi metodi di compenso, non avrà mai un potere sul proprio corpo. Il peso tende ad oscillare per una serie di motivi: il primo è che siamo fatti per il 60% di acqua e quindi già la quantità di liquidi nel corpo varia il nostro peso. Inoltre il corpo, quando è in condizione di sottopeso, cerca di risparmiare il più possibile, in modo che torni ad una condizione di normopeso. I metodi di compenso non servono per perdere peso. Le ricerche dimostrano che chi mette in atto il vomito autoindotto, elimina solo metà delle calorie ingerite. I lassativi agiscono a livello dell’intestino crasso, quindi nella parte in cui il cibo è già stato digerito e verrebbe comunque espulso. La sensazione di “pancia piatta” o la perdita del peso sulla bilancia, è dovuta all’eliminazione di acqua, che viene assunta nuovamente appena si beve o si mangia, causando spesso gonfiore perché il corpo, dopo aver perso liquidi, cerca di trattenerli. La stessa cosa avviene con l’utilizzo di diuretici: ciò che viene eliminato sono liquidi che vengono riassunti nel momento in cui si riprende a bere o mangiare.

D: Nel film si vede che nella famiglia di Sara non c’è dialogo. Questo può incidere sullo sviluppo del disturbo?
R: Il dialogo è uno dei fattori protettivi per l’esordio di qualsiasi disturbo psicologico. Parlare di sé, di come ci si sente e delle proprie emozioni è molto importante. Tuttavia non ci sono ricerche che dimostrino il contrario, ovvero che cattivi rapporti in famiglia possano causare il disturbo del comportamento alimentare. Perché possa nascere un disturbo del comportamento alimentare, come qualsiasi altro disturbo psicologico, deve esserci la compresenza di più fattori.

D: Perché il disturbo del comportamento alimentare è più frequente nelle femmine?
R: Le ricerche dimostrano che c’è un’incidenza di un maschio su dieci femmine per il disturbo del comportamento alimentare e che la maggior parte degli uomini con questa patologia ha un orientamento di tipo omosessuale. Non c’è una spiegazione chiara sul perché sia così, le ipotesi fatte riguardano la pressione sociale e mediatica che viene fatta sulla donna per avere un determinato peso e fisico.

D: Eppure questa pressione viene fatta anche sugli uomini: i muscoli, gli addominali, l’aspetto fisico.
R: Sì, ma questo causa un altro tipo di disturbo, che viene chiamato dismorfismo muscolare, che fa parte di un’altra categoria di disturbo psicologico.

D: L’esordio del disturbo può avvenire anche negli adulti?
R: Più frequentemente l’esordio avviene nell’età dell’adolescenza e tendenzialmente sta diminuendo sempre di più. Solitamente in età adulta il disturbo del comportamento alimentare si è cronicizzato oppure ha assunto un’altra sfaccettatura. Si deve tener conto che la metà delle pazienti con anoressia nervosa “slitta” nel disturbo di bulimia nervosa.

D: Cos’è la fame nervosa?
R: La fame nervosa è una risposta ad uno stato emotivo. Quando accade qualcosa che scuote emotivamente la persona, questa può sentire l’esigenza di mangiare, per calmare stati d’animo come l’ansia, la rabbia, tristezza o riempire un “vuoto”. Questo avviene perché la persona non sente di avere gli strumenti per gestire lo stato emotivo, avendo la percezione di perdere il controllo e l’assunzione di cibo induce effettivamente e istantaneamente uno stato di rilassamento, per quanto temporaneo.

D: Mi ha colpito il giorno “x”. Nel film
Sara parla di un giorno “x”, il giorno in cui la madre smette di darle il bacio della buonanotte, quello in cui inizia il disturbo alimentare, ma lei non se ne accorge e non sa quando sia successo. Quindi non c’è un momento, un qualcosa che faccia capire che sta iniziando il problema?
R: Esattamente. Non avviene in modo eclatante. Come si diceva prima, diversi fattori si devono assemblare, per fare in modo che possa esordire un disturbo del comportamento alimentare. Possono esserci poi dei fattori scatenanti, come la presa in giro dei compagni, il rifiuto di un ragazzo ecc. che aggiungendosi a fattori di rischio, può far pensare alla persona che perdendo qualche chilo risolverà tutti i suoi problemi, si piacerà, piacerà agli altri e sarà sicura di sé, non rendendosi conto che questo non può avvenire puntando su un’unica carta e che il peso iniziale che si vuole raggiungere diventerà sempre più basso e non si raggiungerà mai, creando una continua frustrazione per il mancato raggiungimento.

L’incontro con i ragazzi ha permesso di capire quanto siano sensibili e toccati da questa tipologia di disturbo e quanto siano già in possesso di nozioni relative ad esso. Nei giorni successivi è stata proposto alle classi di approfondire in modo più “intimo” questa tematica, così da dare una continuità all’incontro.

Per chi volesse fare delle considerazioni o chiedere l’approfondimento di alcuni aspetti nei prossimi articoli, può contattare il Servizio di Psicologia all’indirizzo e-mail: bulimia@aslvallecamonicasebino.it o chiamando il numero 0364 369.670.

 

Articolo tratto dal periodico SANITA’ CAMUNA dell’A.S.L. di Vallecamonica n. 01/2013. Pagine 11,12,13 – autore Dr.ssa Elena Massari – Psicologa e Psicoterapeuta, Centro Cura Bulimia dell’Ospedale di Esine

Questo il sito al quale poter consultare tutti i numeri del periodico: www.aslvallecamonicasebino.it

IL DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE – INCONTRO CON LA SCUOLAultima modifica: 2013-04-11T10:41:00+02:00da salmentcamunia