L’UNITA’ OPERATIVA SEMPLICE “PSICOLOGIA CLINICA”

Premessa
Nel 2009 all’interno del Dipartimento di Salute Mentale, UO di Psichiatria, è stata istituita l’UO Struttura Semplice “Psicologia Clinica”. Il servizio di Psicologia Clinica si occupa primariamente della valutazionepsicodiagnostica e della presa in carico ambulatoriale di persone che presentano un disagio psichico significativo, che richieda l’intervento di un’equipe multidisciplinare composta, di base, dal medico psichiatra e dallo psicologo/psicoterapeuta.

Chi siamo e dove siamo…
All’interno del servizio di Psicologia Clinica lavorano 4 psicologhe, di cui 3 con specializzazione in psicoterapia, affiancate talvolta da alcuni tirocinanti psicologi e psicoterapeuti.

L’organigramma risulta quindi così costituito:
Dr Vincenzo Zindato: Medico Psichiatra- Direttore del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) – Responsabile UO Struttura Complessa di Psichiatria (UOP)
Dr.ssa Giacinta Pini: Responsabile UO Struttura Semplice “Psicologia clinica” – Psicologo-Psicoterapeuta
Dr.ssa Elena Massari: Psicologo-Psicoterapeuta
Dr.ssa Chiara Moreschi: Psicologo-Psicoterapeuta
Dr.ssa Monica Sterli: Psicologo

Il servizio ha la propria sede principale presso il CPS di Malegno, sempre in via Lanico 1, ma gli operatori sono presenti, in alcuni giorni della settimana, anche negli ambulatori periferici, presso la sede distrettuale di Darfo BT e l’Ospedale di Edolo. Il CPS è il servizio territoriale dell’UO di Psichiatria che si occupa della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali degli adulti.

Come si accede al servizio “Psicologia clinica” e che tipo di interventi è possibile ricevere….
Poiché l’UO “Psicologia Clinica” è parte integrante dell’UO di Psichiatria, la persona che voglia accedere al servizio deve richiedere una prima visita psichiatrica presso il CPS di Malegno, telefonando al n. 0364 369.670 dal lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 16.45. Le prenotazioni delle visite presso il CPS avvengono in modo diretto, senza necessità di fare ricorso al Centro Unico di Prenotazione e senza obbligo dell’impegnativa del medico di Medicina generale/di famiglia. I tempi d’attesa per la prima visita psichiatrica si attestano tendenzialmente attorno ai 15 giorni. Non è possibile invece richiedere direttamente una consulenza psicologica. L’accesso al Servizio di Psicologia avviene infatti previa valutazione del medico psichiatra ed è riservato alle situazioni di rilievo, che richiedano una presa in carico multidisciplinare.

Il servizio di Psicologia Clinica eroga le seguenti prestazioni:
• Colloqui psicologici di valutazione anche con impiego di tecniche psicodiagnostiche (test di personalità, cognitivi, funzionali e neuropsicologici);
• Colloqui di sostegno psicologico;
• Interventi di psicoterapia individuale;
• Interventi di psicoeducazione e di sostegno rivolti ai familiari dei pazienti seguiti dall’UOP, dove necessario;
• Interventi di psicoterapia di gruppo;
• Attività di gruppo rivolta ai pazienti ricoverati in ospedale presso il SPDC (Servizio psichiatrico di Diagnosi e Cura);
• Consulenze psicologiche su richiesta dei servizi dell’area sanitaria, sociale, educativa e giudiziaria;
• Attività di valutazione, sostegno psicologico e psicoterapia nell’ambito di progetti innovativi in salute mentale (“Centro cura Bulimia” e “Progetto Diogene: prevenzione degli esordi psicotici”).

Il trattamento psicologico si struttura su base ambulatoriale con una prima osservazione, cui segue una valutazione diagnostica standardizzata. La presa in carico psicoterapica può essere individuale o di gruppo e prevede una rivalutazione periodica standardizzata dell’andamento del trattamento. Va precisato che non possono essere seguiti dal Servizio di Psicologia pazienti che siano in trattamento farmacologico presso Medici Psichiatri privati. Dopo 15 gg dalla richiesta di intervento psicologico eseguita dal medico psichiatra in accordo con il paziente, questi viene invitato, dalla Responsabile del Servizio di Psicologia, per un colloquio preliminare di accettazione, finalizzato alla raccolta di informazioni cliniche circa il problema presentato, il suo esordio ed il suo sviluppo. Nelle 2 settimane successive, l’utente viene sottoposto a valutazione psicodiagnostica standardizzata mediante l’impiego di test e questionari autosomministrati. La somministrazione dei test può avvenire individualmente o in piccoli gruppi ed è finalizzata ad un miglior inquadramento personologico del soggetto, delle sue risorse e difficoltà. A questo punto l’équipe psicologica, sulla base delle informazioni raccolte nel colloquio preliminare e dei risultati della valutazione psicodiagnostica, decide il tipo di percorso più opportuno da proporre all’utente: si può trattare di una presa in carico, oppure di una dimissione dal servizio di psicologia (laddove il problema presentato dall’utente richieda un tipo di intervento non erogabile dal servizio o non di competenza dello stesso).

Nel caso di una presa in carico, dopo un colloquio di raccordo con il medico psichiatra, viene formulato un piano individualizzato e la persona può essere indirizzata verso:
• un intervento di sostegno psicologico breve;
• una psicoterapia individuale;
• una psicoterapia di gruppo;
• un intervento psicoeducativo sul disturbo di cui soffre.

Tutti questi interventi possono essere affiancati da colloqui con i familiari, laddove ve ne sia la necessità e la persona lo richieda. La presa in carico psicoterapeutica ed il sostegno psicologico, vengono garantiti dallo stesso psicologo, compatibilmente con le esigenze del Servizio. La data di inizio del trattamento è stabilita in base alla lista di attesa del singolo psicologo (in generale entro due mesi dal colloquio di accettazione). L’UO di Psicologia assicura la massima professionalità e disponibilità degli operatori a guidare i pazienti nel percorso più consono ai bisogni espressi e alle risorse esistenti. L’efficacia dei trattamenti viene controllata con la valutazione della modificazione dei sintomi e della qualità di vita del paziente prima e dopo l’intervento psicoterapico. Tutti gli interventi proposti si basano su evidenze scientifiche di efficacia (interventi evidence based) e l’appropriatezza dei trattamenti psicoterapici è garantita dalla costante revisione dei protocolli terapeutici, sulla base della ricerca nel campo delle scienze psicologiche. Al termine del trattamento psicoterapeutico può essere proposto un appuntamento di controllo (follow-up) per verificare lo stato di salute psicologica, a distanza di 3/6 mesi dalla conclusione del percorso stesso.

Dr.sse Giacinta Pini, Chiara Moreschi, Elena Massari

CONTATTI: scrivendo all’indirizzo CPS presso ASL di Vallecamonica-Sebino, via Lanico – 25053 Malegno (Bs); e-mail: g.pini@ospedalevallecamonica.it, oppure scrivendo all’indirizzo bulimia@ospedalevallecamonica.it
Quest’ultimo indirizzo e-mail non è rivolto specificatamente a chi volesse contattarci per il disturbo del comportamento alimentare, ma è l’indirizzo di posta diretto per contattare il Servizio di Psicologia Clinica.

Lo staff del Servizio

Articolo tratto dal periodico SANITA’ CAMUNA dell’A.S.L. di Vallecamonica n. 04/2012. Pagine 9,10,11 – autore Dr.sse Giacinta Pini, Chiara Moreschi, Elena Massari

Questo il sito al quale poter consultare tutti i numeri del periodico: www.aslvallecamonicasebino.it

COME DARE SOLLIEVO ALLA SOFFERENZA PSICOLOGICA

Nel mese di giugno si sono tenuti due convegni dal titolo “Dolore al femminile: quale sollievo?” e “Sulle ali del sollievo”, accomunati dal tema della sofferenza, intesasia dal punto di vista fisico che psicologico. In entrambi gli incontri si è voluto porre l’attenzionesull’importanza della multidisciplinarità degli interventi e sulle tecniche più efficaci disollievo dalla sofferenza, in tutte le sue espressioni.Nel convegno “Dolore al femminile: quale sollievo?” l’intervento psicologico si è focalizzatoprincipalmente sulla sofferenza della donna nelle diverse fasi del ciclo di vita.Ogni donna durante la vita deve fare più o meno i conti con esperienze di dolore; il percorsoevolutivo biologico della donna è contrassegnato da tappe in cui il dolore rappresentauna componente determinante sia dal punto di vista fisico che psicologico (ciclo mestruale,parto, malattia…).Il dolore fisico e la sofferenza psicologica compromettono la qualità di vita della persona,soprattutto quando provocano un cambiamento in termini di autonomia, stile di vita, capacitàprofessionale, immagine corporea, immagine sociale e obiettivi personali di vita.Nelle fasi critiche di vita della donna, il disagio psicologico assume un peso maggiore quando c’è una minaccia alla propria immaginefemminile, come succede in menopausa e in presenza di tumori tipicamente femminili.L’arrivo della menopausa (fisiologica, farmacologica o conseguente ad interventochirurgico) rappresenta per ogni donna un momento traumatico, per le sue importantiimplicazioni a livello:

fisico: vampate di calore, diminuzione del desiderio sessuale, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), modificazioni della pressione arteriosa e del metabolismo, aumento ponderale, osteoporosi, effetti collaterali legati all’utilizzo della terapia ormonale sostitutiva.

psicologico: depressione e disturbi emotivi legati alla perdita della fertilità, alle modificazioni corporee e del ruolo sociale. Nei tumori tipicamente femminili (tumore al seno, carcinoma della cervice uterina, i tumori endometriali e neoplasie dell’ovaio) il disagio psicologico si amplifica per lo specifico significato che l’organo malato assume per la donna, al quale viene associato un declino dell’identità femminile. Simbolo di prosperità, vita, fertilità, strumento di seduzione…da esso dipende in gran parte la qualità del rapporto con l’immagine corporea. Pur essendo comune, il disagio psicologico rimane fortemente soggettivo, molto diversificato da persona a persona, dalla fase di vita o di malattia. Le emozioni e i vissuti sono comuni ma l’intensità di tali emozioni e le reazioni conseguenti possono variare da persona a persona; tutto questo implica la necessità di interventi mirati centrati sulla persona e sul suo soggettivo malessere. Gli interventi psicologici a favore di persone che manifestano dolore psico-fisico sono rivolti a ridurre e saper gestire meglio l’ansia, ridurre l’umore depresso, aumentare il grado di conoscenza e consapevolezza, favorire il recupero di una buona immagine corporea. E ripristinare il funzionamento sociale. Nel convegno “Sulle ali del sollievo” è stato affrontato il tema dell’intervento rivolto a persone in fase terminale di vita e ai suoi familiari. La malattia oncologica rappresenta per il paziente i suoi familiari, ma anche per gli operatori sanitari, una prova emotiva dolorosa, qualunque sia la diagnosi, la prognosi e la risposta alle terapie. Al fine di favorire un buon adattamento alla malattia è necessario che gli operatori diano chiare informazioni sulla malattia, sui trattamenti e sulle possibilità di fronteggiamento, è importante coinvolgere il paziente in tutte le decisioni e dare ai familiari la possibilità di partecipare al processo di cura. In ogni fase della malattia il paziente deve avere la possibilità di esprimere le proprie emozioni, paure, preoccupazioni, interrogativi e aspettative in merito ai trattamenti. Tali pazienti manifestano spesso disturbi dell’adattamento, d’ansia, depressivi, della sessualità e psichici, che devono essere trattati dalle diverse figure specialistiche ognuna per la propria specifica competenza, mantenendo un costante rapporto di collaborazione e condivisione. L’obiettivo di facilitare l’adattamento, ridurre i disturbi emotivi e comportamentali del paziente è finalizzato al miglioramento della qualità della sua vita e di quella di chi gli sta accanto. In situazioni di malattia oncologica e soprattutto nell’ultima fase di vita è importante anche dare supporto ai familiari, per renderli a loro volta un valido supporto per il proprio congiunto. Spesso conoscenti, amici e gli stessi familiari si sentono a disagio di fronte alla malattia della persona cara, non sanno come comportarsi e hanno paura sia per la persona ammalata che per se stessi. Evitare di condividere le preoccupazioni può comportare che in fasi cruciali, come ad esempio la diagnosi o la progressione della malattia, si determini una condizione di isolamento emotivo dei membri della famiglia che si trovano a gestire singolarmente la loro ansia invece di supportarsi reciprocamente. Tutta la famiglia deve trovare una certa forma di adattamento, riorganizzando la propria vita quotidiana, assumendo nuovi ruoli, ritrovando un certo equilibrio psicologico ed emotivo. I familiari sono accomunati dallo stesso processo di adattamento del paziente e dallo stesso evolversi delle fasi emozionali. A volte il disagio psicologico dei famigliari può arrivare ad assumere carattere patologico: ansia, depressione, irritabilità, atteggiamenti di distanza dal congiunto, fino all’abbandono. Compito dello psicologo è quello di sostenere la famiglia durante tutto l’iter clinico a partire dalla diagnosi, fino alla guarigione o all’exitus. Tale sostegno prosegue dopo la morte del paziente, al fine di favorire il processo di elaborazione del lutto. L’unione di interventi medici e farmacologici, associati ad interventi psicologici consentono una migliore cura della persona, un miglior adattamento e quindi una migliore qualità della vita. Pertanto oggi è possibile “dare sollievo” alla sofferenza fisica e psicologica, restituendo alla persona la propria dignità e una qualità di vita migliore. Proviamo a pensare alla conquista del parto senza dolore, fino ad arrivare alla legge 38 del 15.3.2010 che ha garantito l’accesso alle cure palliative ed alla terapia

Dr.ssa Silvia Cretti

Psicologa Servizio Cure Palliative Domiciliari

Articolo tratto dal periodico SANITA’ CAMUNA dell’A.S.L. di Vallecamonica n. 03/2011
Pagine 15,16 – autore 
Dr.ssa Silvia Cretti

Questo il sito al quale poter consultare tutti i numeri del periodico: www.aslvallecamonicasebino.it