COME DARE SOLLIEVO ALLA SOFFERENZA PSICOLOGICA

Nel mese di giugno si sono tenuti due convegni dal titolo “Dolore al femminile: quale sollievo?” e “Sulle ali del sollievo”, accomunati dal tema della sofferenza, intesasia dal punto di vista fisico che psicologico. In entrambi gli incontri si è voluto porre l’attenzionesull’importanza della multidisciplinarità degli interventi e sulle tecniche più efficaci disollievo dalla sofferenza, in tutte le sue espressioni.Nel convegno “Dolore al femminile: quale sollievo?” l’intervento psicologico si è focalizzatoprincipalmente sulla sofferenza della donna nelle diverse fasi del ciclo di vita.Ogni donna durante la vita deve fare più o meno i conti con esperienze di dolore; il percorsoevolutivo biologico della donna è contrassegnato da tappe in cui il dolore rappresentauna componente determinante sia dal punto di vista fisico che psicologico (ciclo mestruale,parto, malattia…).Il dolore fisico e la sofferenza psicologica compromettono la qualità di vita della persona,soprattutto quando provocano un cambiamento in termini di autonomia, stile di vita, capacitàprofessionale, immagine corporea, immagine sociale e obiettivi personali di vita.Nelle fasi critiche di vita della donna, il disagio psicologico assume un peso maggiore quando c’è una minaccia alla propria immaginefemminile, come succede in menopausa e in presenza di tumori tipicamente femminili.L’arrivo della menopausa (fisiologica, farmacologica o conseguente ad interventochirurgico) rappresenta per ogni donna un momento traumatico, per le sue importantiimplicazioni a livello:

fisico: vampate di calore, diminuzione del desiderio sessuale, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), modificazioni della pressione arteriosa e del metabolismo, aumento ponderale, osteoporosi, effetti collaterali legati all’utilizzo della terapia ormonale sostitutiva.

psicologico: depressione e disturbi emotivi legati alla perdita della fertilità, alle modificazioni corporee e del ruolo sociale. Nei tumori tipicamente femminili (tumore al seno, carcinoma della cervice uterina, i tumori endometriali e neoplasie dell’ovaio) il disagio psicologico si amplifica per lo specifico significato che l’organo malato assume per la donna, al quale viene associato un declino dell’identità femminile. Simbolo di prosperità, vita, fertilità, strumento di seduzione…da esso dipende in gran parte la qualità del rapporto con l’immagine corporea. Pur essendo comune, il disagio psicologico rimane fortemente soggettivo, molto diversificato da persona a persona, dalla fase di vita o di malattia. Le emozioni e i vissuti sono comuni ma l’intensità di tali emozioni e le reazioni conseguenti possono variare da persona a persona; tutto questo implica la necessità di interventi mirati centrati sulla persona e sul suo soggettivo malessere. Gli interventi psicologici a favore di persone che manifestano dolore psico-fisico sono rivolti a ridurre e saper gestire meglio l’ansia, ridurre l’umore depresso, aumentare il grado di conoscenza e consapevolezza, favorire il recupero di una buona immagine corporea. E ripristinare il funzionamento sociale. Nel convegno “Sulle ali del sollievo” è stato affrontato il tema dell’intervento rivolto a persone in fase terminale di vita e ai suoi familiari. La malattia oncologica rappresenta per il paziente i suoi familiari, ma anche per gli operatori sanitari, una prova emotiva dolorosa, qualunque sia la diagnosi, la prognosi e la risposta alle terapie. Al fine di favorire un buon adattamento alla malattia è necessario che gli operatori diano chiare informazioni sulla malattia, sui trattamenti e sulle possibilità di fronteggiamento, è importante coinvolgere il paziente in tutte le decisioni e dare ai familiari la possibilità di partecipare al processo di cura. In ogni fase della malattia il paziente deve avere la possibilità di esprimere le proprie emozioni, paure, preoccupazioni, interrogativi e aspettative in merito ai trattamenti. Tali pazienti manifestano spesso disturbi dell’adattamento, d’ansia, depressivi, della sessualità e psichici, che devono essere trattati dalle diverse figure specialistiche ognuna per la propria specifica competenza, mantenendo un costante rapporto di collaborazione e condivisione. L’obiettivo di facilitare l’adattamento, ridurre i disturbi emotivi e comportamentali del paziente è finalizzato al miglioramento della qualità della sua vita e di quella di chi gli sta accanto. In situazioni di malattia oncologica e soprattutto nell’ultima fase di vita è importante anche dare supporto ai familiari, per renderli a loro volta un valido supporto per il proprio congiunto. Spesso conoscenti, amici e gli stessi familiari si sentono a disagio di fronte alla malattia della persona cara, non sanno come comportarsi e hanno paura sia per la persona ammalata che per se stessi. Evitare di condividere le preoccupazioni può comportare che in fasi cruciali, come ad esempio la diagnosi o la progressione della malattia, si determini una condizione di isolamento emotivo dei membri della famiglia che si trovano a gestire singolarmente la loro ansia invece di supportarsi reciprocamente. Tutta la famiglia deve trovare una certa forma di adattamento, riorganizzando la propria vita quotidiana, assumendo nuovi ruoli, ritrovando un certo equilibrio psicologico ed emotivo. I familiari sono accomunati dallo stesso processo di adattamento del paziente e dallo stesso evolversi delle fasi emozionali. A volte il disagio psicologico dei famigliari può arrivare ad assumere carattere patologico: ansia, depressione, irritabilità, atteggiamenti di distanza dal congiunto, fino all’abbandono. Compito dello psicologo è quello di sostenere la famiglia durante tutto l’iter clinico a partire dalla diagnosi, fino alla guarigione o all’exitus. Tale sostegno prosegue dopo la morte del paziente, al fine di favorire il processo di elaborazione del lutto. L’unione di interventi medici e farmacologici, associati ad interventi psicologici consentono una migliore cura della persona, un miglior adattamento e quindi una migliore qualità della vita. Pertanto oggi è possibile “dare sollievo” alla sofferenza fisica e psicologica, restituendo alla persona la propria dignità e una qualità di vita migliore. Proviamo a pensare alla conquista del parto senza dolore, fino ad arrivare alla legge 38 del 15.3.2010 che ha garantito l’accesso alle cure palliative ed alla terapia

Dr.ssa Silvia Cretti

Psicologa Servizio Cure Palliative Domiciliari

Articolo tratto dal periodico SANITA’ CAMUNA dell’A.S.L. di Vallecamonica n. 03/2011
Pagine 15,16 – autore 
Dr.ssa Silvia Cretti

Questo il sito al quale poter consultare tutti i numeri del periodico: www.aslvallecamonicasebino.it

COME DARE SOLLIEVO ALLA SOFFERENZA PSICOLOGICAultima modifica: 2011-10-19T10:20:00+02:00da salmentcamunia